Situata allo sbocco della Valleogra e circondata da un anfiteatro di suggestive colline e prealpi, Schio sembra prendere il proprio nome da una sorta di quercia, “Ascledum”, e, come testimoniano i reperti neolitici e gli insediamenti paleoveneti, deriva da un borgo di antichissime origini.

Libero Comune nel 1228, poi possedimento scaligero e visconteo, Schio ebbe grande sviluppo durante il dominio della Serenissima, di cui divenne principale luogo di produzione laniera, tanto che la città guadagnò l’appellativo di “piccola Manchester”. Questa vocazione industriale tessile, inaugurata da Nicolò Tron, fondatore già nel 1738 di un opificio laniero, avrà il suo massimo splendore nel corso dell’Ottocento grazie alle prime manifatture di Francesco Rossi e alla visione imprenditoriale del figlio Alessandro, capace di far crescere il lanificio paterno fino a farlo diventare la maggiore azienda laniera italiana: la Lanerossi.

Proprio le testimonianze industriali (come il Lanificio Conte, la Fabbrica Alta, il Quartiere Operaio) costituiscono il fil rouge con cui visitare questa città. Sono comunque  molti i siti da visitare legati al glorioso passato laniero della città: il Monumento al Tessitore (L’Omo);  l’Asilo Rossi, realizzato nel 1872, che poteva contenere 250 alunni e, in seguito, fino a 500; il Prospetto dell’Opificio Rossi; il Teatro e Giardino Jacquard, con una torretta belvedere e un’elegante, raffinata serra; il Lanificio Cazzola. Ma anche il Quartiere Operaio, realizzato per i dipendenti da Alessandro Rossi e dotato di abitazioni e servizi; la Scuola Convitto di Pomologia, il Teatro Civico, all’epoca (1909) il più grande teatro del Vicentino e la chiesa di S. Antonio abate.

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